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Forte di Collina di Cicala
Dalla collina “degli infiniti mondi” di Giordano Bruno
NOLA (NA) - 28/29 maggio 2005 - (DCI NA 036 - ITA F924 - WAIS EK48 - IDCA 168)
Attivazione effettuata col Patrocinio Morale del Comune di Nola

UN PO' DI STORIA : (fonte web Contea Nolana)

Col  nome di CastelCicala, oggi si indica una frazione del Comune di Nola, distante dalla Sede Comunale circa KM 2,5, con una popolazione di un centinaio di abitanti. In tempi andati con il nome di Cicala si indicava un Comune della "Terra di lavoro", sito sulla omonima collina, di cui il "Castello" costituiva completamento e coronamento (Cicala = dal greco Ghe-Kala (Terra Buona).
Il Castello di Cicala (uno dei circa 600 Castra o Castelli d'Italia), è uno dei più antichi e famosi della Campania, se non altro, uno dei più ricchi di Storia, comunque uno dei meno danneggiati ed ancora recuperabile. Nel periodo compreso tra i secoli V e XIII la sua storia, quella del Casale dal quale trae il nome, si identifica con la storia della stessa Nola. L'antica Città, infatti, saccheggiata e distrutta reiterate volte, col ferro e col fuoco, dai barbari invasori, depopolata dalle acque perennemente stagnanti, e dalla peste, fatta bersaglio, inerte, dalle ricorrenti eruzioni Vesuviane e scossa da frequenti movimenti tellurici, rimane per circa nove secoli quasi deserta, essendosi le poche famiglie superstiti, rifugiate sulla prossima collina. Qui, costruite le prime, rudimentali difese, in seguito ampliate e consolidate, la misera gente resistette e sopravvisse in primitive dimore, spesso ricavate dalle grotte nella collina, perdipiù sempre a combattere questo o quel nemico invasore. Fin quando, mutati i tempi, per eventi favorevoli, e migliorate le condizioni di vita, questi cittadini fuggiaschi potettero scendere al piano e ridare vita alla città abbandonata dai loro avi.Sito Comune di Nola
Cicala, dunque, assorbì Nola e ne conservò le tradizioni: ciò vuol dire che fare la Storia sia di Cicala che del suo Castello, significa fare la storia di Nola, nell'arco di tempo anzidetto. Il vuoto, infatti, che i diversi storici lamentano per tanti secoli nello scorrere della Storia Nolana, consiste precisamente in questo, poiché sarebbe un inutile lavoro, cercare di fare ricerche su Nola e per Nola, in quel periodo quando la Città era cessata di essere, sotto l'aspetto civile-politico -militare, mentre sotto quello ecclesiastico non esisteva affatto, in quanto la Diocesi, fin dal II e fino a tutto il Quindicesimo secolo, risiedeva in Coemeterium (Cimitile). Gli Storici Nolani, trattando dell'origine del Castello, si sono espressi con incertezza ed approssimazione, ed altri addirittura in maniera errata. Scrive il Leone (Ambrogio): ".... bisogna ritenere che il Castello sia stato costruito dai Nolani sia per i bisogni di guerra, sia per la vita molto comoda su queste colline". Invece il Remondini: "...fu dai Nolani edificato questo Castello, per maggiore sicurezza della Città cui sovrasta e sebbene oggi se ne veggano poche mura, già fu nei secoli addietro, una delle più forti Rocche della Campania Felice"; ponendo poi, la costruzione al tempo di Ruggero il Normanno. 
Il Musco, infine, avvicinandosi di più alla verità storica scrive: "Castel Cicala risale all'Alto Evo e fu in origine un Castello Longobardo appartenente ai Principi di Benevento". Con molta verisimiglianza doveva essere una fortezza di confine di quel Principato, con la Liburia (Ducato di Napoli). Il primo documento, in ordine di tempo, di cui si ha notizia, circa l'esistenza del Castello, è una preziosa pergamena del Secolo X conservata nell'archivio dell'Abbazia di M.Vergine nella quale è scritto che Giovanni (Vescovo appunto dal 948), procede ad una permuta del Castello di Cicala, che era in condizioni pessime, essendo stato distrutto da un incendio anni prima, con altri terreni. Lo storico Nicola Barone, in un suo scritto pubblicato a Maddaloni, nel 1924, conferma il suddetto documento, anche per la data (948) ed aggiunge la descrizione dell'incendio, avvenuto nel 937, ad opera degli Ungheri o Ungari. Dopo il dominio Longobardo, si conosce il nome di uno dei Conti preposto a Cicala tra la fine del X, inizio XI secolo: Marino (Marinus comes Castello Nolano) figlio di Orso Monaco ed aveva un figlio a nome Giovanni. Egli tenne il Castello ed il Casale al tempo degli Imperatori Bizantini Basilio e Costantino, mentre nel Ducato di Napoli sedeva Sergio Quarto; fu poi il Castello dominio dei Normanni, subendo danni notevoli dalle eruzioni del Vesuvio (993/1036/1139). Nel XlII secolo fu Feudo di Federico II e poi del figlio Manfredi. Nella Bolla del Papa Innocenzo IV inviata da Anagni il 7 ottobre 1254, vi era scritto che egli concesse a Tommaso d'Aquino Conte di Acerra, ed al fratello Giacomo, tra le altre città, anche i Castelli di Cicala e Montesarchio, facendo cambio con la Contea di Loreto. La Pontificia concessione dei Castelli di Cicala e Montesarchio, ammette che i medesimi Castelli costituivano patrimonio della Chiesa, e di conseguenza il Papa poteva disporne. Carlo d'Angiò, assegnò, in seguito, la concessione a Guido di Monfort, con altri beni, e città, il Castello di Cicala nel 1268/69. Fra i primi Castellani di Cicala, dopo l'avvento di Carlo d'Angiò, risultano i nomi di: Guidone de Vito, Girardo de Villario, Simon de la Forest. Fu poi per lungo tempo Feudo degli Orsini: infatti verso la fine dell'anno 1479, troviamo Raimondo Orsini con il titolo di Conte, poiché spettarono a lui oltre al Castello, altre Terre. Dopo oscure vicende Cicala passò, dopo la Congiura dei Baroni (nel 1485) ad altri Orsini, e cioé: a Nicola, Conte di Pitigliano, e, nel 1509, ad Enrico. Con la donazione di Carlo V nel 1529 e la morte di Enrico nel 1533, avvenuta prima che gli Imperiali del Principe di Oranges, entrati in Nola, lo potessero imprigionare, la città di Nola ed altre Terre, furono donate al Viceré Carlo de Lanoy (o de la Noy): Famiglia originaria delle Fiandre ed alla consorte (Vice/Regina) Isabella di Mombel. Nel 1534, la Terra di Cicala fu regalata da Carlo Quinto, a Dionigi Bellotto (dei Longobardi di Benevento). Nel 1546, la Principessa di Mombel, asserendo che Cicala era di sua pertinenza, la vendette a Luigi Dentice, di origine Amalfitana.
Troviamo il Castello nel 1563, di proprietà di Laura Albertini, vedova di Troiano Albertini, che cedette il Castello ad Antonio, suo suocero, per 2320 ducati. Nel 1573, Pompeo Albertini, lo vendette a Marzia Albertini, moglie di Angelo Alberto, che a sua volta lo passò ad Annibale Loffredo, ma questi, per ristrettezze finanziarie, dovette cederlo al Generale Consiglio, che lo alienò per la cifra di 5520 ducati. Tra il 1597 ed il 1611, il Castello subì l'ultimo radicale restauro, ma il 26 marzo 1632, un'eruzione del Vesuvio lo danneggiò in parte. Ceduto dal Fisco nel 1640 a Ladislao di Polonia, fu poi concesso al Duca di Maddaloni, Diomede Carafa. Dopo alterne vicende Cicala con le sue terre passò, nel 1725, alla famiglia Ruffo di Bagnara, e precisamente a Paolo Ruffo, con il quale ebbe origine il ramo di Castelcicala: Paolo Ruffo fu il Primo Principe di C/Cicala, con diploma dell'imperatore Carlo VI, del 29 gennaio 1729. Da oltre due secoli il Castello ormai giace abbandonato ed inabitato, tranne alcuni recenti restauri (anni 1960/80), dovuti alla Sovrintendenza della BB.AA. di Napoli. (n.d.r.) : Allo stato il Castello risulta ristrutturato solo in parte per merito e cura del "Parco Letterario Giordano Bruno" con fondi pubblici. Sono comunque in attesa di proseguire i lavori.